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R.Grassi: La felicita’ di essere tristi

| 16 aprile 2015 | 0 Comments

L’anima del cacciatore
LA FELICITA’ D’ESSER TRISTI

Perché la caccia non cambia in meglio. La scomparsa delle Province pone problemi nuovi e di non facile soluzione. Pochi i progetti e nessuna programmazione. L’illusione di nuove leggi e la vana ricerca di un passato per sempre scomparso.

Il futuro è come il paradiso - tutti lo esaltano
ma nessuno ci vuole andare adesso.” - James Baldwin

Rodolfo GrassiOgni incontro fra cacciatori è una domenica di quaresima o un dopocena da rivoluzionari: insieme per santificare la festa o l’insurrezione dimenticata piangendoci addosso con un occhio al cambiamento e l’altro alla festa. E tutti insieme a camminare su parole di ieri. Perché non ce n’è uno che non applaudirebbe alla frase di Eleonor Roosvelt (“il futuro appartiene a chi crede nella bellezza dei propri sogni”) ma tutti, nella realtà, a sperare nel ritorno di un passato che è solo un percorso a ritroso lungo un viottolo di passi perduti e che non esisterà più. Scomparso dentro una realtà che si sta reinventando a fatica attardata com’è da quella nostalgia che somiglia sempre più all’inutile felicità d’esser tristi.

Il nostro universo di un tempo - ed è sufficiente guardare indietro di due decenni appena – non esiste più. Scomparso, nel mutato orizzonte della politica, il concetto di appartenenza, il senso della caccia come incontro con la natura, raccolta giudiziosa e programmata di frutti spontanei lasciando i riproduttori delle singole specie. Idee e sentimenti che sopravvivono in alcuni e sono altrettante isole perdute in un oceano di preoccupazioni e ostacoli che si creano nel vivere di ogni giorno ed in cui naufragano anche i progetti di nuove leggi.

Le Province – a cui un tempo si faceva riferimento anche per la caccia- si stanno volatilizzando, più rapide d’un beccaccino che a novembre abbandona il fango.

Le Regioni stentano ad assumere una delega che ha dimezzato i consensi e moltiplicato le proteste. Hanno deliberato pochi provvedimenti simili a foglie gialle malate d’autunno e destinate a cadere. La protervia degli animalisti si fa sempre più sguaiata e illogica sospinta anche da presunte nuove religioni che tentano persino di far dimenticare che il tempo – e fu Sant’Agostino ad affermarlo per primo – è una dimensione dell’anima che solo l’uomo la possiede e non va confusa col dolore comune ad ogni vivente.

La caccia rimane, con sempre più fatica, inquilina in un modesto interregno com’erano un tempo le desolate terre di nessuno. Il volontariato meraviglioso che sopravvive nella gestione degli ATC rischia di naufragare tra frustrazioni e balzelli, progetti che faticano a raggiungere la realtà e promesse abbandonate su barche alla deriva. In questi giorni di conti correnti a cui far fronte per la licenza di caccia, il tesserino venatorio regionale, la quota all’ATC e l’adesione all’associazione di cacciatori sbocciano come foglie, su quanto ritorna al verde, progetti e propositi, richieste di rinnovamento e proteste ma non c’è un progetto unico ed unitario.

E su tutto tanti interrogativi mai estemporanei – meglio la rossa o la starna? La lepre di cattura o quella d’allevamento che costa quasi la metà della metà della selvatica? – destinati a spegnersi con la eco delle parole. E su tutto e su tutti la voglia di continuare ad esistere, di essere ascoltati, di dire che abbiamo molti diritti da esigere perché abbiamo adempiuto a tanti doveri. E infine le colpe degli altri a chiudere un cerchio entro cui siamo prigionieri dei nostri affanni, dei buoni propositi, delle frustrazioni. E di una passione infinita.

 

Rodolfo Grassi

 

 

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Category: Libri/Riviste

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