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Affetti da nimby culturale?

| 28 marzo 2014 | 8 Comments

Massimo ZarattinL’attacco sferrato in questi ultimi anni dall’onda animalista si è trasformato pian piano in una vera e propria battaglia culturale che abbraccia per intero la sfera esistenziale dell’uomo. Ciò che molto timidamente, e per certi versi giusto, nasceva negli anni 70 come opposizione allo stile di vita dell’uomo moderno e si muoveva nella direzione di un attacco nei confronti di alcune attività umane, si è ora riversato in tutta la sua essenza nei riguardi di qualsiasi categoria che ha approcci diretti con gli animali.
Non esiste per l’ideologia animalista una scaletta di priorità di categorie da combattere: chi caccia non è meno “assassino” di colui che pesca, alleva, sperimenta scientificamente, usa animali per il circo, si ciba di loro, li detiene per qualsiasi motivo in maniera differente dalla loro natura.
Ora il distacco imposto dall’ideologia animalista tra uomo ed animali si profila nettamente e prende la forma di una battaglia culturale che non risparmia nessuno.
Chi si sente indenne perché ritiene che il suo rapporto con gli animali non rientri nelle mire del fondamentalismo animalista, si sta sbagliando di grosso perché si accorgerà ben presto che minate le fondamenta delle categorie più deboli ed isolate, la crociata animalista, con i suoi metodi violenti ed a volte terroristici, irromperà tra le fila degli altri uomini da annientare.
Possiamo infatti notare come i metodi usati dalla religione animalista ed i “soldati” impiegati nelle loro battaglie, persone che il più delle volte non hanno mai avuto alcun rapporto con gli animali e pertanto non li conoscono, ci portino a pensare che l’azione viene compiuta non tanto per amore nei confronti degli animali, quanto per odio e voglia di prevaricazione nei confronti dell’uomo.
Vincere una battaglia diventa così per l’uomo/animalista fonte di autostima a discapito di altri uomini esattamente come se la propria squadra di calcio vincesse un trofeo importante.
Di questo triste dato di fatto se ne stanno accorgendo un po’ tutti. Ci sono categorie che conoscono l’odio animalista da molti anni ed hanno quindi capito l’importanza di combattere uniti questa battaglia culturale, mentre altre l’hanno appena “assaggiato”.
E’ proprio a queste ultime categorie che rivolgo la domanda del titolo. Ho assistito in più occasioni, e molto probabilmente per istintivo spirito di difesa, una categoria che “impiega” animali, attaccare un’altra categoria che, in maniera diversa, ha rapporti con essi che sono ugualmente odiati dall’ideologia animalista.
Ho letto comunicati di pescatori che nelle argomentazioni di difesa della propria passione non hanno resistito a non inserire la fatidica domanda agli animalisti: “perché ve la prendete con noi che possiamo liberare il pesce e non ve la prendete con i cacciatori che sparano agli animali?”.
Con lo stesso spirito di sopravvivenza che contraddistingue queste “boutade”, ho letto di circensi che attaccano gli allevamenti intensivi e questi ultimi difendersi a loro volta affermando che lo fanno per l’economia e non per divertimento come accade al circo. Troppe volte ancora leggo che qualcuno si dichiara favorevole all’impiego di animali per la ricerca scientifica ed allo stesso tempo condanna tutto il resto.
E’ necessario, ora più che mai, comprendere che delle nostre belle argomentazioni sull’impiego di animali, sul fatto che una cosa è giusta e quell’altra no (e spesso accade per la mancanza di conoscenza delle altre attività), ai nemici che odiano gli uomini, nulla importa e distrutta una categoria, passeranno alla successiva fino al completo annientamento della nostra cultura, in favore di un mondo stupido che avrà allora operato al totale distacco dalla natura.
L’Effetto nimby, che sta per “not in my back yard (non nel mio cortile)”, è un processo umano, a volte anche comprensibile, che si riferisce principalmente alla costruzione di nuove opere pubbliche che trovano, seppur queste siano assolutamente necessarie, una forte opposizione dei cittadini solo perché sono direttamente interessati in quanto passerebbero sul loro giardino di casa.
Non cadiamo quindi in un nimby culturale in cui presi troppo dal salvaguardare la nostra personale passione od attività, ci lasciamo andare a difese estreme, sacrificando gli altri e viceversa. E’ proprio nelle battaglie culturali che si rende necessaria una squadra di “stakeholder” focalizzando bene chi è amico e chi non lo è, chi può aiutarci a difendere anche la nostra categoria nonostante non ne sia partecipe e chi ha ben compreso che il fondamentalismo animalista sta andando ben oltre al semplice disaccordo su quel che facciamo ma che si impone sulla nostra cultura ed addirittura sul nostro modo di concepire l’esistenza.

Massimo Zaratin

 

 

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Category: Ambientalisti, Dite la vostra

Comments (8)

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  1. Giovanni59 scrive:

    Parrebbe però che il noto “fondamentalismo” sia da alcuni Stati perseguito come vero e proprio terrorismo e come tale affrontato. Ho detto “per alcuni” ma non per tutti a quanto leggo e sento nei vari tg dove azioni e atti violenti vengono derubricati a semplici proteste o blitz di 4 giovanotti esuberanti. Il problema come sempre accade in italia è Politico e non giudiziario perchè chi dovrebbe intervenire ha come minimo le mani legate da leggi e leggine create ad hoc. (vedi benessere animale). Per quello che riguarda il problema nimby esistono mille esempi di cui parlare: tav, rigassificatori, centrali a carbone, ( e non parliamo del nucleare), tentativi di ricerca e trivellazione del sottosuolo, eolico, antenne e parabole per uso militare ecc ecc, l’importante e che quando si fa la doccia, l’acqua sia alla giusta temperatura. :oops:

  2. Bartoccini Mario scrive:

    Complimenti signor Zaratin!
    Resta inteso che paghiamo a caro prezzo la mancata valorizzazione della nostra indole onnivora e, peggio ancora, il valore economico - inteso come apporto - e biologico degli animali che cacciamo!
    Continuare sulla strada sconnessa della ludicità, in merito alla nostra “ideologia”, consolida pregiudizi avventati che di conseguenza favoriscono l’imbecillità dell’animalismo.
    Ecco allora che la costituzione di un movimento homonnivoro, svincolato dalle logiche dei partiti politici, può dare consistenza e forza mediatica alle componenti che si attestano sul rispetto della cultura che ci ha generato.
    A voi giovani l’invito, al fine di rompere l’accerchiamento che ci sta asfisiando!
    Cordialità.

  3. Renzo scrive:

    Caro Massimo, mia nonna che aveva la 5° elementare è si è sorbita due guerre mi raccontava sempre questo aneddoto per farmi capire : Una donna diceva che finche il sangue non arrivava alla porta non si sarebbe mossa … stavano sgozzando suo figlio . !

  4. fiore scrive:

    se ci capita di scontrarsi a parole naturalmente, con qualche animalista o presunto tale divenuto di quella idea perchè non conosce o non vuole accettare che la natura nella sua essenziale ma efficace evoluzione a stabilito che il mondo va avanti perchè ci sono prede e predatori erbivori onnivori e carnivori tutto in perfetto equilibrio ( finchè era solo natura, poi è arrivato l’uomo ma lasciamo stare e passiamo oltre) ogni modo parlando con persone di questo tipo che si auto assolvono perchè magari vegane ( ma non certo a impatto zero) basta ricordare loro che non mi sembra che vivano come Boscimani in perfetta armonia con la natura quindi non hanno nessun diritto di fare la morale a nessuno, se lo fanno è pura ipocrisia, poi è bene fare notare che i Boscimani che forse sono rimasti gl’unici a impatto zero verso l’ambiente vivono di caccia pesca e raccolta.. Concludo con un vero e proprio spot che non è mio ma del Sig Pinotti, Caccia e Pesca sono figlie di un unica Madre la Natura… ( e allora qui molti si trovano in difficoltà ovviamente se sono appena appena muniti di capacità logica, per gl’altri non c’è speranza.

  5. sergio scrive:

    Non era una bufala il giornale e Libero di oggi domenica trenta marzo titolano “Berlusconi amimalista convinto”

  6. Giacomo scrive:

    chi può aiutarci a difendere anche la nostra categoria nonostante non ne sia partecipe e chi ha ben compreso che il fondamentalismo animalista sta andando ben oltre al semplice disaccordo su quel che facciamo ma che si impone sulla nostra cultura ed addirittura sul nostro modo di concepire l’esistenza.
    —————————————————————————————-
    Zaratin, quelli che ci possono aiutare siamo noi e solo noi ! In Veneto l’associazione unica non vi piace ? E allora di che parliamo, stiamo ancora per capire cosa c’è da fare per salvare la caccia ? Fino ad ora sono solo quattro associazioni che l’anno capito. E dai su…! :-? Salutiamo

  7. Giacomo scrive:

    Chiedo venia : non l’anno ma l’hanno :-D

  8. Marco C scrive:

    Perfetta analisi sig. Zaratin, peccato che le persone non arrivano a considerare il problema con freddezza e lucidità come hai dimostrato scrivendo il post. Certe persone solo per interessi personali, per autoreferenziarsi si inventano crociate contro chicchessia pur di avere un alibi per giustificare la loro sopravvivenza, a costo di creare problemi a persone e settori sociali ed economici, eppure non occorre molto per arrivare a certe conclusioni. La stessa cosa accade in altri settori, stiamo perdendo la base su cui costruire qualsiasi struttura ideologica, culturale ed economica, ovvero stiamo perdendo il senso del buonsenso, scusate il gioco di parole, ma proprio questo manca ai più.

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