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Ambiente : Specie invasive, l’Italia si adegua alle direttive europee

| 1 February 2018 | 0 Comments
Specie invasive, l'Italia si adegua alle direttive europee

Il regolamento UE del 2015 ha introdotto un generale divieto di commercio, possesso, trasporto e introduzione in natura, e impone un obbligo di immediata segnalazione, di controllo o eradicazione di queste specie (49 in tutto di cui 33 già presenti in Italia). Una rivoluzione. L’esperto spiega perché

ROMA - Lo scoiattolo grigio che scorrazza nel parco, o la tartarughina dalle orecchie rosse che si era comprata per il bambino sono fuorilegge e vanno segnalati alle autorità competenti. Il tono è perentorio di proposito: lo scorso 30 gennaio è stato infatti pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il Decreto Legislativo n. 230 di “Adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento (UE) n. 1143/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio del 22 ottobre 2014, recante disposizioni volte a prevenire e gestire l’introduzione e la diffusione delle specie esotiche invasive”. L’Italia si adegua così a una serie di disposizioni sulle specie esotiche invasive, sia vegetali che animali, che l’Ue ha introdotto fin dal 1° gennaio 2015 per proteggere la sua biodiversità e i suoi servizi ecosistemici. Il Regolamento UE ha introdotto un generale divieto di commercio, possesso, trasporto e introduzione in natura, e impone un obbligo di immediata segnalazione, di controllo o eradicazione di queste specie (49 in tutto di cui 33 già presenti in Italia, come si legge nell’elenco dell’Ispra). I Paesi dell’UE devono attivare un sistema di sorveglianza e di monitoraggio delle specie esotiche invasive e identificare i principali vettori di introduzione accidentale, adottando almeno un piano d’azione per prevenire il rischio di ulteriori introduzioni. Infine il Regolamento 1143/2014 prevede anche un sistema di autorizzazioni e deroghe ai divieti, in casi particolari.Â

Piero Genovesi, responsabile del settore conservazione fauna dell’Ispra e coordinatore del progetto Life Asap cofinzanziato dall’Unione europea e dal ministero dell’Ambiente per dare supporto all’applicazione del decreto sulle specie legislative osserva: “Life Asap servirà proprio a rendere efficace il decreto informando meglio tutte le categorie sociali. Già dalla prossima settimana avremo un incontro con zoo e acquari, per fare formazione e informazione, e abbiamo tenuto diversi seminari con gli orti botanici per lo stesso motivo. Un altro settore importante da sensibilizzare sul problema è quello degli orticultori, poiché l’Italia ha una grande tradizione vivaistica ed esporta piante ornamentali in tutto il mondo; gli operatori sono molto interessati non soltanto all’applicazione delle norme, ma nella responsabilizzazione di tutti”.

L’esperto dell’Ispra spiega ancora “In questi tre anni di lavoro per adeguarci alle norme europee che rispondono alla necessità di arginare un fenomeno pericoloso per la nostra biodiversità , abbiamo provveduto con il coordinamento del ministero dell’Ambiente, gli altri ministeri competenti, la conferenza Stato-Regioni e l’Ispra ad elaborare un testo che adattase le norme comunitarie al nostro sistema normativo, per assicurarsi che le competenze di applicazione fossero chiare. Per esempio, andava chiarito chi tra regioni, Arpa, parchi deve fare il monitoraggio. Ancora, le nostre dogane sono all’avanguardia per controlli, ma poi occorre che ci siano esperti fitosanitari che possano identificare le specie vegetali e veterinari che identifichino quelle animali e quindi calare le norme nel contesto italiano”.

“La novità importante è che si dà più enfasi alla prevenzione - chiarisce Genovesi - e le norme sono stringenti: per le specie in lista c’è divieto di introduzione nel territorio, ma anche di detenzione a casa, di allevamento, di coltivazione, di vendita e di rilascio nell’ambiente. Tuttavia si è posta grande attenzione alle norme transitorie, perché i tanti italiani che hanno a casa una tartarughina dalle orecchie rosse non dovranno liberarsene, ma non potranno abbandonarle in natura o farle riprodurre. Insomma c’è stata attenzione a evitare disagi per i cittadini, ma ci devono essere adeguamenti. Gli zoo e gli acquari, per esempio dovranno richiedere un’autorizzazione per detenere queste specie e assicurare che non ci siano rischi di fughe”.

Al di là dell’impegno istituzionale, tuttavia, resta la responsabilità dei singoli per arginare la diffusione delle specie invasive. Tutti sono tenuti a informarsi su quali sono e a segnalare i comportamenti scorretti anche da parte di venditori e allevatori. “Il problema riguarda tutti noi - sottolinea Genovesi - basta pensare all’impatto che hanno avuto le zanzare tigre. Siamo noi i responsabili: siamo noi che abbiamo liberato questi animali o piante in natura e che abbiamo involontariamente portato questi organismi da altre parti del mondo. Occorre che tutti adottino comportamenti più

responsabili anche per comprendere che interventi di controllo sulle specie invasive che a volte siamo obbligati a fare, e che non sono piacevoli - nascono dalla necessità di prevenire impatti gravissimi. Abbiamo davvero bisogno del sostegno della società “.

http://www.repubblica.it/ambiente/2018/02/01/news/specie_invasive_l_italia_si_adegua_alle_direttive_europee-187811892/?ref=RHPF-VA-I0-C6-P5-S1.6-T1

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