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Gli Atc e il gioco dell’oca

| 16 marzo 2015 | 2 Comments

Nel nostro mondo
GLI ATC E IL GIOCO DELL’OCA

La corsa alle iscrizioni fra paradossi ed egoismi. E’ necessario recuperare il buonsenso ed incentivare la partecipazione affinchè non sia sempre e solo il cacciatore a pagare per tutti. No agli inutili profeti del “io lo avevo detto”.

Rodolfo Grassi

Noi siamo riformatori in primavera ed estate; in autunno e in inverno,
stiamo col vecchio” Ralph Waldo Emerson (1803-1882)

E’ cominciata la caccia agli ATC. Con i cacciatori in fila a chiedere e pagare il passaporto per una speranza. Così si consuma una pietà segreta che solo il silenzio riesce a vestire. E’ accaduto lo scorso anno ed ha consolidato i precedenti creando una tradizione. Ed è la Caporetto del buonsenso e della gestione.

La riforma delle Province (chiamiamola così per comprenderci fra noi) in attesa di risparmi prossimi ha lasciato gli enti sopravvissuti senza soldi ed i cacciatori ancor più avviluppati in un tragico gioco dell’oca dove torni sempre daccapo: a pagar di più. Perché la gestione partita col piede sbagliato e la mano che fruga nel portafogli dovrà rinunciare anche a quei pochi euro di contributo pubblico e rifarsi su noi, unico contribuente.

Non è una profezia ma la realtà che sta avviluppando centinaia di migliaia di cacciatori e molti di loro ancora nel dubbio se rinnovare la licenza e il nulla osta a cercare qualche selvatico pagato in anticipo coi ripopolamenti del giorno prima. Così si sta accentuando una spirale negativa con la probabilità sempre più certa che siano le assicurazioni – quelle due o tre che hanno il monopolio - a determinare la caccia perché calano i titolari di porto di fucile, diminuiscono di numero le polizze, aumentano i “premi” che poi, in un linguaggio paradossale sono tali solo per le società, i cacciatori perdono potere contrattuale cioè il tornaconto elettorale del politico e si stringe il cappio attorno al collo del calendario strangolandolo in giorni, numero e specie di selvatici. Una serie di cerchi danteschi di un paradiso perduto ed in cui i rimedi di parole appaiono disancorate dalla realtà. Perché aumentano anche le quote degli ATC, è in picchiata, col calo dei soci e di conseguenza delle entrate, il numero dei selvatici liberati e la crisi moltiplica gli egoismi con effetti devastanti. Così torna di moda il luogo comune di una “guerra tra poveri”: parole ad effetto e disancorate dalla realtà perché mai alcuno ha visto o letto di una guerra fra ricchi.

Di anno in anno siamo cacciatori sempre più raminghi in territori limitati e semideserti di voli. Smar riti sulla via di incerte speranze e nessuna certezza c’è il rischio che il pessimismo ci rubi anche le tradizioni.

Il rimedio? Difficile perché molti ne hanno più di uno ma nessuno vale per tutti. Ecco l’obbligo del ritorno al buonsenso accantonando gli egoismi locali e spalancando le porte degli ATC alla collaborazione. Chiamando ogni cacciatore e tutti insieme a partecipare agli incontri, alle assemblee, ai dibattiti, indirizzando la critica verso soluzioni positive e condivise e mai cadendo nella trappola già condannata dai latini che sentenziavano delle rimostranze dei profeti del giorno dopo :”è stupido gridare lo avevo detto”. La caccia ha bisogno di tutti per riscoprirsi sport ed impegno di ciascuno. Ha necessità di critiche completate da proposte. Ha bisogno di gente che continui a credere che sia “un dono degli dei” da onorare con passione e santificare nella partecipazione. Non un vaglia da pagare per prender parte al gioco dell’oca.

 

Rodolfo Grassi

 

 

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Category: Dite la vostra, Lombardia

Comments (2)

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  1. Ferdinando Ratti scrive:

    Dott Grassi sarà anche stupido dire “LO AVEVO DETTO”. IO 23 ANNI FA’ALL’ENTRATA IN VIGORE DELLA 157/92,DOPO AVERE LETTO ATTENTAMENTE LA LEGGE “FIGLIA DELLA LEGGE REGIONALE LOMBARDIA n°47 del 31.07.1978″
    (SE BEN RICORDA ALCUNI PADRI DELLA 157 ERANO PARLAMENTARI LOMBARDI) DISSI AI MIEI ASSOCIATI ED AD ALTRI CACCIATORI,PER NOI LA CREAZIONE DEGLI A.T.C ERANO SOLO ULTERIORI RESTRIZIONI E BALZELLI DA PAGARE, mentre per la grande FIDC (come la chiama qualcuno)ed altre associazioni,questa legge era per il futuro della caccia in Italia,l’unica strada possibile da percorrere.
    Ora che attualmente fatti concreti mi stanno dando ragione di quanto avevo previsto(magra soddisfazione) Dico signori:”NON LAMENTATEVI ORA DEL MALE CHE AVETE VOLUTO”
    Come vede alle volte NON E’PROPRIO DA STUPIDI DIRE “LO AVEVO DETTO”
    cordiali saluti
    Ferdinando Ratti
    presidente interprovinciale Como-Lecco
    ITALCACCIA-ITALPESCA

  2. Mario Bartoccini scrive:

    Egregio Direttore,
    veri e sinceri complimenti, perché in base alla mia esperienza la distinguo vicino alla verità onnivoro/venatoria. Cosa che in passato non ho mai visto.

    Credo fermamente che la condizione venatoria, in ogni modo, sia autentico “dono degli dei”. Indipendentemente dai gonzi in prostituzione che coltivano l’edonismo asociale.

    Il dovere ci chiama ad evidenziare il valore motorio, quello emotivo, lo stesso contatto ambientale, il valore delle esperienze dirette, la voglia di studiare ed indagare, la determinazione di combattere “finche morte non ci separi”.

    In merito al ruolo delle province, che così come erano articolate in Umbria, si caratterizzavano come luoghi di gazzarra, ritengo oculato il loro superamento, cosicché le regioni possano disporre direttamente del ristorno delle tasse venatorie agli ATC, sfuggendo ai noti balzelli che in pratica favorivano cricche e clientele.

    Sperando che il ruolo degli ATC sia promanente le stesse regioni, affinché la legalità prevalga definitivamente.
    Cordialità.

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