Concorsi letterari: un ottimo modo per farci conoscere
Concorsi letterari: un ottimo modo per farci conoscere
Il fatto che una delle maggiori mancanze del nostro mondo (ovviamente parlo del mondo venatorio) sia quella della comunicazione con l’esterno, credo lo abbiamo compreso già da molto tempo. Non così le associazioni venatorie (salvo in qualche rara occasione) e avendo oramai da anni ben compreso questo limite da parte dei nostri sindacati, una porzione “sana” del mondo venatorio ha capito che probabilmente l’unico modo per arrivare alla gente comune sia quello di seguire strade alternative, ma più che altro prendere direttamente l’iniziativa, cercando di scegliere vie percorribili, che siano immediatamente efficaci.
Come al solito ottima la linea programmatica sia dell’Associazione Cacciatori Trentini, sia dell’ACAA (Associazione Cacciatori Alto Adige), così come del Circolo Friulano Cacciatori, che da decenni hanno compreso questa necessità, organizzando ciclicamente incontri con i bambini della scuole, nonché concorsi letterari che molto aiutano a formare la “grande famiglia” degli appassionati, a vari livelli, della gestione della natura.
Certo, è anche necessario dire che il lavoro di questi sodalizi è agevolato da un terreno fertile: quello di un mondo rurale che è molto più vicino a quello venatorio rispetto ai cittadini che abitano nelle grandi metropoli, per i quali l’equazione animale = cibo è come minimo scandalosa.
Ma è proprio questa la “linea Maginot”, impermeabile, che lascia ben poco spazio a molte forme di iniziative (provate ad andare a parlare di corsi di natura/caccia ai presidi di molte scuole cittadine e capirete il perché di queste difficoltà…), quella da scardinare.
È così che bisogna agire: far conoscere in primis la natura e in secondo luogo un’attività venatoria ormai distante anni luce da quella praticata anche solo una ventina di anni fa.
Come ho affermato nell’editoriale di Cacciare a Palla di aprile, una strada facilmente percorribile è quella di essere testimonial di noi stessi, approfittando di ogni occasione per spiegare come funziona in particolar modo la caccia di selezione, certamente la forma di caccia che mette in atto un prelievo maggiormente sostenibile, con dati alla mano.
Un’altra strada certamente utile si è dimostrata quella dei concorsi letterari a tema ambientale/venatorio, che stanno fortunatamente fiorendo, in modo serio e qualificato, in alcune realtà.
Aprirei una piccola parentesi. Una bella fetta del mio lavoro è quella di leggere racconti di caccia e di valutarne la pubblicabilità; una mansione che continua a piacermi, perché sono un grande appassionato di letteratura venatoria. Devo però ammettere che la maggior parte di questi racconti soddisfano esclusivamente i pruriti letterari di chi li scrive: in poche parole sono interessanti solo per l’autore… Per fortuna molti altri scritti sono davvero in grado di coinvolgere, di essere didattici e di trasportarti magicamente in quel “quando” e in quel “lì”.
E allora leggere un buon racconto è un po’ come andare a caccia, come essere a fianco dell’autore e viverne delusioni, fatiche, amarezze, gioie ed emozioni.
Sono stato molto colpito dal successo ottenuto dall’iniziativa dell’amico Alessandro Bassignana e del “suo” concorso Scrivendo & Cacciando, che ha visto la sua conclusione all’Hunting Show di Vicenza di quest’anno.
Più di cento racconti ricevuti, peraltro, come si è poi scoperto dalle premiazioni, da ragazzi giovani, così come da un alto numero di rappresentanti dell’”universo donna”. Ma ciò che mi ha più stupito è che la giuria di “saggi” (lo dico con serietà, conoscendoli uno per uno e avendo nozione del loro passato e presente di persone per bene, con una passione per la caccia non discutibile) ha premiato con un prestigioso riconoscimento speciale un’insegnante (donna) di Torino, senza licenza di caccia, ma che si è messa in gioco senza alcun pregiudizio.
Abbiamo trovato un altro utile e incisivo modo per colloquiare con il “resto del mondo”, ovviamente quello non contaminato da quell’animalismo becero e ignorante, caratteristico in particolar modo da chi vive lontano dalle realtà rurali.
Questo modo di interagire non deve essere assolutamente sottovalutato, anzi. Ha dimostrato di essere in grado di scardinare luoghi comuni che ci hanno ormai da troppo tempo allontanati dalla società.
M.C. di Danilo Liboi & C., editoriale Sentieri di Caccia aprile 2014
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