Caccia: i numeri. Ovvero, dalle opinioni ai fatti
18/12/2013 - Venerdì 13 dicembre, presso l’Hotel Cruiser di Pesaro, organizzata dalla Benelli con la collaborazione dell’Università di Urbino, si è tenuta un’iniziativa che rappresenta un punto di svolta sulla concezione dell’attività venatoria nel nostro Paese
Tante le leggende, pochi i dati certi… sino ad ora! Quando dopo anni di studi e ricerche, all’Hotel Cruiser di Pesaro, in una straordinaria kermesse fra slide e talk show con ospiti d’eccezione (Giannino, Pellielo, Dall’Oglio), nel tardo pomeriggio del 13 dicembre è stata raccontata finalmente tutta la verità.
Non più infatti storie da bar ed armeria, “si dice” incontrollati, “sogni mostruosamente” proibiti.
Fatti invece, concreti, che per opera di un team up d’eccezione composto da BENELLI ed Università di Urbino, raccontano finalmente la storia ed il presente di una realtà socio/economica d’importanza straordinaria.
Il tutto in bell’ordine di numeri e dati incontrovertibili, che parlano di uno dei più grandi successi italiani di sempre.
Quello che, se solo lo si liberasse ancor di più da vincoli e divieti ormai senza significato, di “numeri” ne farebbe di strabilianti in ogni senso.
Venerdì 13 dicembre, inizio ore 18 e via andare, all’Hotel Cruiser di Pesaro, organizzata dalla Benelli con la collaborazione dell’Università di Urbino, si è tenuta un’iniziativa assai articolata, che a tutti i livelli rappresenta un punto di svolta sulla concezione dell’attività venatoria nel nostro Paese. Per la prima volta infatti, oltre alle opinioni sono emersi i numeri quelli veri, per capirci, i FATTI!
Il tutto diviso in due momenti: uno più tecnico, schematico, cuore del quale la relazione del prof. etc etc; più ludico invece l’altro, quello nel quale con la sempre brillante conduzione di Oscar Giannino si è poi avuto una sorta di talk show da vivo, con vari protagonisti del mondo venatorio nel suo complesso, dall’associazionismo al tiro sportivi passando per i vari enti di gestione del territorio.
La relazione ci ha svelato a livello analitico quel che potevamo intuire in maniera spanno metrica (ma quasi precisa): la caccia è un’immane risorsa di questo Paese, non solo come presidio e gestione del territorio, ma come vero e proprio volano di ricchezza e occupazione: oro e diamante in questi tempi!
Stando infatti al solo mondo delle armi e anni, questi sono di dati che si presentano.
Il settore
Le imprese:
- 108 produttori di armi
- 125 produttori di munizioni
- 233 produttori finali
- 179 produttori di componenti specifici e terzisti (calci, calcioli, molle, strozzatori, riduttori, tubi, bindelle, impugnature, caricatori, mirini, incisioni)
- 500 fornitori generici
- 679 fornitori di componenti e terzisti
- 1352 imprese nei settori ausiliari (bnp, macchinari, trasporti e logistica, distribuzione e riparazioni)
Totale: 2.264 imprese
Ripeto: stiamo parlando del solo settore legato alla produzione di armi e derivati! Una parte del mondo/caccia. Un settore tuttavia - l’unico in Italia - che può vantare un saldo netto del 81,5% alla voce export! Per dire di uno degli ultimi (e principali) baluardi del Made in Italy in quanto tale.
Un settore capace di produrre un valore pari a 755.258.105 euro. Cioè, quasi 1 miliardo secco se vi si aggiungono le altre fonti che compongono la voce PRODOTTI COLLEGATI (dall’abbigliamento alla buffetteria) che se si allargano poi alla spesa media procapite dei cacciatori nello svolgere la propria attività moltiplicata per il loro numero, da lo strabiliante valore di altri 3.050.479.347 euro.
Avete letto bene: una storia di oltre 4 miliardi di euro escludendo il tiro, e limitandosi alla sola voce caccia. Quasi lo 0,70% del PIL nazionale. E senza annettere all’elenco voci a mio dire fondamentali quali i centri di produzione di selvaggina e l’editoria di riferimento.
Parliamo di un settore compresso, vessato, sottoposto a mille vincoli di legge, come poi si è detto in lungo e in largo nel talk show magistralmente condotto da un competentissimo Giannino.
Un settore sano, operoso, portatore di valori veri che sono quelli della parte più sana e onesta della Nazione, come detto anche dal campione internazionale Pellielo.
Un settore che già così - in questa difficilissima situazione d’immagine e normativa - è trainante, e che se fosse appena appena un po’ più libero da vincoli e pregiudizi, potrebbe davvero spiccare il volo, aiutando certamente a risollevarsi l’Italia intera.
Andrea Aromatico
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Comments (5)
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Numeri impressionanti, e con tutte le limitazioni che ci sono. Sitrovasse il modo di gestire le cacce tradizionali di ogni regione il fatturato potrebbe aumentare del 10% minimo. E poi ci sono politicanti che ascoltano la parte di quell’animalismo che tali risorse se le mangiano per rimborsi vari. Sveglatevi politici, non fate i domenichini.
MA FATEMI IL PIACERE………… IN UN PAESE COME IL NOSTRO DOVE GIRA TUTTO AL CONTRARIO COSA SI PUÒ PRETENDERE, INSOMMA LO SANNO ANCHE LE PIETRE CHE LA CACCIA E UNA GRANDE RISORSA PER L’ECONOMIA DEL NOSTRO PAESE, ALLORA…… LO STATO COSA HA FATTO? Semplicemente messo in condizione che i 20000000 DI CACCIATORI SI TRAMUTASSERO,come per magia, IN CIRCA 700000 creando la 157/92 e i NOA per combattere ciò che non esiste, E COME DICEVA IL GRANDE TOTÒ:E IO PAGO. VIVA LITAGLIA!
…concordo,…e ci sei andato pure leggero!!!
(n)
NON DIMENTICHIAMOCI DEL TURISMO VENATORIO! MILIONI DI EURI VIAGGIANO VERSO L’ESTERO PER UNA CACCIA PIÙ SEMPLICE E REGOLARE. MOOOOOOO…….. NON CAPISCO……. I NOSTRI CACCIATORI COSTRETTI A PORTARE I SOLDI FUORI DAL NOSTRO PAESE DALL’ARGENTINA ALLA ROMANIA ECC.ECC. INSOMMA DALLA FUGA DEI CERVELLI A QUELLA DEI CACCIATORI
Non e’ qui che va’ pubblicato questo articolo noi lo sappiamo benussimo!!!
Visto che ci sono cosi’ tanti soldi, fatelo pubblicare al|sul “Sole24ore” e per piu’ giorni.
Li forse puo’ servire a smuovere qualche cosa.