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Editoriale: L’animalismo uccide l’ambientalismo

| 3 luglio 2013 | 6 Comments

Editoriale: L’animalismo uccide l’ambientalismo
Il Cacciatore Italiano (Federcaccia) Numero 3

ramazzini marcoSe qualche anno fa ci avessero detto che avremmo rimpianto gli ambientalisti, almeno quelli più intelligenti e con i quali oltre che lotte e battaglie è stato a volte possibile anche dialogare e perfino costruire qualcosa, difficilmente lo avremmo creduto.
Negli ultimi decenni però, con una accelerazione negli anni recenti sempre più evidente, l’animalismo - che è ben altro dall’ambientalismo - da esercizio filosofico e movimento limitato a un numero ristretto di pensatori e attivisti estremi, in ogni senso, ha preso piede fino a diffondersi in modo preoccupante nella società occidentale.
Il fenomeno è complesso. Con lo stesso termine si va da un generico sentimento di simpatia-empatia per gli animali, alla richiesta (non sempre sbagliata, diciamo la verità) di maggior rispetto per le loro condizioni di vita, senza rifiutarne però il ruolo di fonte di alimentazione ad esempio; fino a giungere all’antispecismo, col quale l’animalismo basandosi sulle teorie soprattutto del filosofo Peter Singer, autore di “Liberazione animale”, ha assunto connotati radicali e politici, ponendo sullo stesso piano tutti gli animali, uomo compreso, anche lui animale fra i tanti, se non addirittura il peggiore, perché sfruttatore delle altre specie.
In pericolo non è solo la caccia, che ovviamente non può trovare posto in una filosofia dove addirittura si propugna la difesa senza mezzi termini di ogni singolo individuo di ogni specie. È chiaro che un dialogo non c’è e non ci potrà mai essere. Sotto accusa infatti - oltre ai “classici”, quelli cui più o meno siamo abituati da anni: allevamenti intensivi, pellicce, case farmaceutiche e cosmetiche… - è il modo stesso di vivere, da quello che mangiamo a quello che indossiamo, o al modo in cui ci spostiamo o riscaldiamo la nostra casa d’inverno.
E con la consueta superficialità, senza approfondire in alcun modo, sempre più ampie fasce della società, specialmente urbana, ma non solo, sono pronte ad aderirvi con entusiasmo messianico. E attenti, perché i suoi profeti non sono ragazzotti con richiami fra l’hippy e il folcloristico che gridano quattro slogan imparati a memoria di fronte alle fiere o agli allevamenti, o qualche militante che con azioni più eclatanti che intelligenti va a liberare cavie da laboratorio o animali da pelliccia, senza nemmeno rendersi conto delle conseguenze delle sue azioni.
In realtà si comincia a notare una chiara operazione lobbistica che nasconde ben più corposi interessi. Più sottilmente, ed efficacemente, vengono trasmessi messaggi che non tirano in ballo l’etica o la filosofia, ma magari motivi salutistici (e chi non tiene alla salute?) promuovendo stili di vita vegetariani se non vegani.
Avete notato quante guide di cucina vengono vendute ultimamente, anche con prestigiosi quotidiani, tutte dedicate alla cucina “sana”, senza carne o alimenti di origine animale? Fiere e feste popolari che impiegano animali, da quelli meno famosi fino al palio di Siena (a proposito, che le volpi senesi siano state per quest’anno merce di scambio?), circhi e zoo sono sempre più sotto attacco o presentati all’opinione pubblica in modo ovviamente negativo.
Insomma, il fronte si allarga, buona parte delle sigle una volta ambientaliste sotto la spinta dei propri soci e sostenitori si sono già volte più o meno marcatamente verso questa deriva, e solo poche hanno capito quanto in realtà il fenomeno sia preoccupante anche per chi l’ambientalista lo vuol fare sul serio, gestendo e non aspettandosi che la natura si regoli da sola. Cosa che nell’occidente civilizzato non succede da millenni.
La soluzione in tasca, purtroppo, non l’abbiamo, ma crediamo importante non sottovalutare il fenomeno.
Oggi, ancora più di ieri, è necessario che noi cacciatori per primi - e in questo alle Aavv non sfugga un ulteriore, importante, motivo di coesione e unificazione - promuoviamo in modo corretto e coerente uno stile di vita e un giusto rapporto con gli animali, tutti.
Fatto di rispetto, di impegno per evitare loro inutili e gratuite sofferenze, ma anche di consapevolezza che il destino del maiale non è quello di essere portato a giro al guinzaglio, ma di finire prosciutto. Cosa che per altro, come paradossalmente afferma Singer, è anche la sua fortuna.
In bocca al lupo!

Marco Ramanzini

Tratto da Il Cacciatore Italiano (Federcaccia) Numero 3
http://www.mondocaccia.it/

 

 

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Comments (6)

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  1. Giacomo scrive:

    La soluzione in tasca, purtroppo, non l’abbiamo, ma crediamo importante non sottovalutare il fenomeno.
    ———————————————————————————-
    La soluzione ve la stiamo dando noi da anni caro Ramanzini, :-? quando vi deciderete a unirvi le varie associazioni e a spendere soldi per far conoscere la caccia e i cacciatori sui media a tutti i cittadini è sempre tardi. Che poi quel limitato numero ristretto di pensatori e attivisti estremi, in ogni senso, sono capaci di mettere nel sacco un Milione di cacciatori, io credo si dovrebbe fare un po di mea culpa o forse siamo masochisti e non ce ne siamo accorti. :mrgreen: Salutiaaamo

  2. laser scrive:

    Articolo pubblicato sul cacciatore italiano.
    Risposta: basta parole!!!!
    Azioni concrete ed efficaci, e basta, ecco cosa serve.

  3. Springer scrive:

    Urca….se ne sono accorti….Alla buon ora…. :mrgreen:
    L’animalismo solo in Italia ha preso cosi’ tanto spazio contaminando l’ ambientalismo ….Non e’ che vi viene in mente che forse a forza di non fare una beata fava di nulla la colpa e’ anche vostra…? :roll:
    Quello che si puo’ e DEVE fare e’ tutto scritto nell’articolo di Logi dell’ Arcicaccia. Lo farete o si va avanti cosi’ lasciandogli ulteriore spazio…?

  4. Giannirm scrive:

    Unitevi almeno per combattere l’animalismo e i suoi talebani, sui social network è una battaglia quotidiana, ma siamo in pochi a sbugiardare i blog di Zanoni e degli altri, non tutti gli animalisti sono talebani, alcuni sentono ragioni, altri aborrono certi comportamenti dei seguaci più radicali, col dialogo qualcosa si ottiene, ma stare alla finestra ad aspettare che “passa la nuttata” non porta niente, la situazione peggiora di giorno in giorno.
    Voi che avete i nostri soldi, iniziate a spenderli meglio abbassate gli sprechi e gli stipendi ed eliminate gare, prove, sagre, concentrate gli sforzi insieme alle altre aavv, in maniera mediatica e giudiziaria date il buon esempio siete la aavv più grossa quindi vi dovete impegnare ancora di più, i risultati se verranno vi premieranno.

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