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Il nostro peccato di redenzione

| 19 aprile 2013 | 9 Comments

IL NOSTRO PECCATO DI REDENZIONE
Vecchi progetti per un nuovo futuro predicati da modesti imitatori di Grillo creano ancor più confusione quando invece …..

« Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi. »

(Tomasi di Lampedusa - 1886-1957- “Il Gattopardo”)

Appesantita dai ricordi la caccia cerca il suo domani. E lo fa con parole che corrono su vecchi sentieri asfaltandoli di altre speranze convinta d’aver aperto nuove strade. Così cammina con un piede nel passato ed un altro verso il precipizio delle idee. Perché si fa presto- ed è lodevole- dire “unione di tutti i cacciatori” ma risulta poi arduo attuarla nelle differenti realtà territoriali ricomponendo rivalità ed inimicizie, restituendo ai confini degli atc il valore di gestione e non il potere di frontiera.
Il ricordo dell’Unavi con quanto di bene riuscì a fare sbiadisce nella memoria dei tanti che la vissero ma torna prepotente come semi che non vogliono morire nella loro ultima primavera. Ma non c’è tempo per vedere se riusciranno a produrre frutti condannati a cadere acerbi. Ed è la conferma di quel che ebbe a lasciar scritto Piero Gobetti:” “La storia è sempre più complessa dei programmi”.
Occorrono idee nuove e ben più trainanti d’un fringuello nel carniere o una pispola al richiamo elettronico: il braccio di ferro con l’Europa deve coinvolgere il mondo del lavoro, dei giovani che lo cercano e dei capifamiglia che hanno diritto di pretenderlo. Coaguliamo invece le forze che si riferiscono alla caccia in uno sforzo associativo e individuale che coinvolga TUTTI i cacciatori.
Bisogna chiamare ciascuno alle responsabilità di governo dell’associazionismo, del territorio, degli atc evitando la vergogna che in assemblee a cui sono chiamati oltre tremila iscritti partecipino in poco meno di cento persone ma anche l’assurdo che, per cacciare in una Regione- (semprechè fosse libero l’acquisto dei tesserini) occorrano oltre 5 mila euro. E la Lombardia con i suoi 54 atc ad oltre 100 euro ciascuno, ma anche la Toscana e l’Emilia sono un esempio di questa macabra rappresentazione dell’assurdo.
Far parte della Comunità dei cacciatori non significa avere soltanto tessera e (magari) distintivo ma partecipare, esporre le proprie idee, confrontarle, applaudire o dire abbasso perchè ogni silenzio diventa drammaticamente colpevole.
Bisogna ridare voce alla speranza ma anche fare un peccato di redenzione rinunciando a cercare di ritualizzare la feroce crudeltà del ricordo- come ebbe a chiamarla Ungaretti - perché nessun verbo al passato, anche se coniugato al futuro, ha mai fatto germogliare una speranza.

Rodolfo Grassi

 

 

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Category: Dite la vostra, Lombardia

Comments (9)

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  1. renzo scrive:

    Innanzi tutto se le assemblee sono deserte una buona parte di colpa la hanno sì i cacciatori,che preferiscono alla grande coltivare il proprio orticello, ma la maggior responsabilità sta in quella classe dirigente e non, che sorvola sulle proposte fatte dalla base, definendole magari inattuabili, obsolete, inutili, senza senso.
    Convogliare lo sforzo associativo di TUTTI i cacciatori, pur sognandolo personalmente, a questo punto la trovo utopia pura ; semplicemente per le cause di cui sopra . Anche se continuo a sperarlo.
    Cordialità

  2. Giacomo scrive:

    ma anche l’assurdo che, per cacciare in una Regione- (semprechè fosse libero l’acquisto dei tesserini) occorrano oltre 5 mila euro.
    —————————————————————————————-
    Caro Grassi è inutile elencare i mali della caccia su questo sito, tutti sappiamo come siamo messi e cosa bisognerebbe fare, tanto che sono sicuro che se si desse la gestione di tutte le associazioni della caccia formandone una sola, nelle mani di un gruppo unico di 1o cacciatori che frequentano questo sito la caccia sicuramente farebbe un salto di qualità nel giro di 2 anni circa. Ad uno come te non c’è bisogno di dire altro, l’unione per alcuni è deleteria in special modo per quelli che fanno le riunioni con l’intenzione che alla fine, vuoi per interesse vuoi per supponenza non deve cambiare niente. Chi vuole cambiare la caccia seriamente per portarla ad una condizione di sopravvivenza stabile, sia come habitat sia come fauna, non deve fare altro che leggere almeno una volta al giorno questo e qualche altro sito di caccia dove chi scrive rispecchia sicuramente la volontà di tutti i cacciatori, le assemblee pilotate sono inutili e non fanno bene alla caccia. Salutiamo

  3. Bartoccini Mario scrive:

    Preoccupazioni, suggerimenti e citazioni sì dotte, non riusciranno a turbare la vocazione affaristico/politico/clientelare di gran parte dei nostri Dirigenti venatori.
    Coloro, cioè, che in ogni assemblea si struggono nel ripetere ipotesi/cazzate, che di fatto hanno il solo obiettivo certo di scompigliare l’unità d’intenti dei cacciatori.
    E così l’insania rimane e si consolida, quasi d’azzeccagarbugli, visto che il solo valore prevalente è quello della “tessera”.
    Chi conosce il “popolo” dei Cacciatori, sa bene che quasi la totalità di questi si affida colà per complemento. In considerazione del fatto che “la Caccia” è tempo libero, attività fisico/sportiva, sport!
    Troppi sono coloro che si approfittano della benevolentia, della semplicità, della condizione fidente!
    Ecco allora che “la Caccia” non deve essere interpretata, ma invece gestita, usando all’uopo anche l’amore e la competenza di quel volontariato che non lucra e spera nel coinvolgimento. Nella frotta.
    Cosicché a Perugia, in Umbria, ”pochi ma buoni” non riescono a scardinare il regno dei “fratelli/coltelli” che dal 2000 ad oggi ha sperperato 30 milioni di €uro ed oltre 12.000 cinghiali.
    Cordialità.

  4. cele scrive:

    sig. Grassi,come può pensare di rilanciare la caccia,i giovani e il mondo del lavoro se a prescindere rinuncia all’opportunità che risulta essere la materia prima??…certo!! parlo di 1 fringuello e una pispola,tralasciando l’idiozia dei richiami acustici. La vogliamo capire o no che questa gente,questi cacciatori con origini antiche nel sangue non si riconoscono nella caccia sostenibile offerta anche da quei rari atc che lavorano bene???? la vogliamo capire una volta per tutte!!!!!!! (:n)

  5. Bartoccini Mario scrive:

    Se dovessi, per qualche ragione, darLe un voto, signor Grassi, non esiterei: NOVE -!
    So bene quanto è difficile dialogare con una classe dirigente venatoria “soft”, legata ad esercitazioni d’evidente contenuto politico e, purtroppo, fortemente prevenuta nei confronti della pratica e dell’esperienza.
    Ancor più inibita quando si propongono riflessioni sul valore economico della selvaggina cacciata, IN UN TRISTE PERIODO STORICO IN CUI UN TERZO DEI FALLIMENTI INVESTONO AZIENDE AGRICOLE E LO STESSO TERRITORIO MARGINALE SUPERA LARGAMENTE I CINQUE MILIONI DI ETTARI.
    La mia provocazione, egregio dott. Grassi, è conseguente alla grave crisi sostanziale, che è soprattutto conseguenza della incapacità e della corruzione politica.
    Noi del Club “Le Torri”, ad esempio, abbiamo sempre lavorato per produrre ricchezza e motivazione motoria, al di là di volgari atti persecutori.
    Con ossequi.

  6. Argo scrive:

    …..“la Caccia” è tempo libero, attività fisico/sportiva, sport! …..

    Finalmente sig. Bartoccini, almeno Lei ha il coraggio di esporsi definendo la caccia con il termine SPORT. Ultimamente, non sono pochi quelli che si dissociano da tale termine dando ragione al famoso giornalista trippone ed effeminato che con le sue insulse battaglie ha contribuito non poco al declino di quello che anch’io definisco un NOBILE SPORT. La caccia.
    Doverose cordialità.
    Argo

  7. Giacomo scrive:

    Dipende dai punti di vista caro Argo ! Ogni opinione e rispettabile in democrazia ma si può anche non essere d’accordo. Io per esempio non sono d’accordo sulla caccia intesa come sport, io non uccido un selvatico per sport ma per passione, e mi sembra che su questo siamo d’accordo in molti. Se poi la vogliame specificare bene in modo che sia chiaro a tutte le migliaia di persone che ci leggono, diciamo pure che ; alcune cacce si possono definire sportive perchè per praticarle bisogna camminare per giornate intere ( i più apasionati ) come per per cui bisogna avere un fisico preparato come quello appunto di uno sportivo, molte persone in montagna sono morte per infarto praticando la caccia. In questo caso subentra alla passione lo sport ma sia ben chiaro che sono due cose distinte e separate. Prere personale s’intende ! :wink: Salutiamo

  8. renzo scrive:

    Sì, Giacomo, è vero quello che dici. Infatti per sport si può intendere la semplice ( o difficile ) camminata nel bosco o arrampicata su sentieri tortuosi ed impegnativi.
    Come hai detto Tu , uccidere non è mai sport ! Non può esserlo.
    Non lo è nemmeno ora che il cibo non ci manca e non è prioritario avere la selvaggina nel piatto. Ed è proprio questa la condizione che ci fa sbattere contro il muro di chi afferma che la caccia è una attività obsoleta ed inutile .
    E tanto per rispondere a queste accuse ritengo che la caccia, anche quella del duemila, non possa definirsi inutile se praticata in maniera non esasperata, con pretese assurde, o con richieste risibili, ma solo nel pieno rispetto della fauna tutta, in particolar modo di quella che si vuol insidiare; senza eccesso alcuno.
    E per quanto riguarda la parola - obsoleta - ,è assurdo solo pensare all’etimologia stessa della parola. Come può essere - obsoleta - una qualsiasi condizione umana ? Quella stessa condizione che ci ha portato all’evoluzione che conosciamo ?
    Tutto quindi, ma mai SPORT .
    Ciao

  9. Argo scrive:

    Caro Giacono, le opinioni personali, giuste o sbagliate che siano, non si discutono però qualche considerazione va fatta.
    Il presunto “giornalista da operetta” di cui sopra ( televisivo per la cronaca ), anni fa condusse una battaglia per far escludere il mondo della caccia dal CONI con la scusa che la caccia non è uno SPORT. Purtroppo, con la complicità di un mondo politico dedito a vivere di immagine ma allo stesso tempo cialtrone e incompetente, gli è riuscito il “giochino”. Da quel giorno, animalista dopo animalista, calendario venatorio dopo calendario sempre più restrittivo, ISPRA dopo ISPRA, complice la l’indolenza delle nostre associazioni, ci siamo giocati la credibilità della caccia.
    Domanda: Ma a che titolo un simile personaggio ha potuto sindacare sul mondo della caccia ? In cosa si è distinto per diventare un “Grande d’Italia” al pari di quello che può essere un “Grande di Francia” che ogni sua parola è una sentenza ?
    Ci stiamo avviando a diventare un PAESE di debosciati. Possibile che nessuno si ribelli ? Possibile che dobbiamo appecorarci alle putt@n@te di questi dementi ?
    Una domanda: quando prendi a fucilate una Beccaccia pensi che cambi qualcosa se tale atto viene definito passione piuttosto che sport ? Pensi che a certi animalisti cambi qualcosa ? Ritieni di meritarti la loro benevolenza ?
    Fermo rimanendo la stima per te, per Renzo per tutti i cacciatori del sito e per tutti i cacciatori italiani e mondiali…
    Argo

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