Riflessioni sulla fine della stagione venatoria e sul futuro da costriure

| 4 febbraio 2013 | 7 Comments

Arcicaccia Toscana: Riflessioni sulla fine della stagione venatoria e sul futuro da costriure

La caccia, anche per quest’anno è finita. Non proprio del tutto, per i selecontrollori c’è la finestra “primaverile” per completare i piani di prelievo, ma, comunque, anche per questa stagione il 31 gennaio segna il momento per la gran parte degli appassionati di riporre il fucile.
Ma non è il momento di smettere di pensare alla caccia.
Innanzi tutto è il momento di fare un bilancio della stagione appena conclusa, vissuta “in apnea” sia da un punto di vista più prettamente venatorio che dal lato politico.
La crisi del fagiano continua inesorabile da tempo, regge la lepre e la migrazione è stata avara di turdidi in particolare sasselli e cesene. I calendari venatori hanno subito i primi scossoni anche in Toscana, in particolare per gli ungulati (divieto di caccia sulla neve anche per il cinghiale, variazione dei periodi di prelievo per la selezione) creando malumori e difficoltà tra i cacciatori.
La spada di Damocle dei ricorsi pende anche sul nostro calendario venatorio regionale e, pur ancora in attesa della sentenza della Corte Costituzionale, l’incertezza del diritto ha minato la fiducia dei cacciatori (preapertura tagliata di un giorno, deroga allo storno quasi inapplicabile, ecc.) e, complice la crisi economica senza precedenti, questi stanno sempre più abbandonando l’attività venatoria.
In questo quadro complesso e difficile l’Arci Caccia emerge in modo virtuoso sia nella tenuta del proprio corpo sociale, che per la lungimiranza che ha messo nella sua elaborazione politica volta ad impostare un nuovo cammino per il futuro.
Finita la caccia “cacciata” bisogna quindi rimboccarsi le maniche e prepararci al domani. Il vero cacciatore si occupa della sua passione tutto l’anno, sia nell’impegno gestionale (sono in corso in queste settimane le catture nelle ZRC per esempio), sia nella partecipazione al dibattito sul come sarà la caccia di qui ai prossimi anni. Perché, nel nostro mondo, mai niente è assodato, nessuna conquista è per sempre, bensì siamo sempre chiamati a riflettere sul domani ed a governare un processo di mutazione continua.
Una mutazione che probabilmente nei prossimi anni subirà una accelerazione, alla quale sarà necessario opporre un fronte unitario che riposizioni la sfida gestionale al centro dell’iniziativa politico - culturale del mondo venatorio italiano e regionale.
L’Arci Caccia si metterà a disposizione di un percorso che abbia questi intendimenti, sapendo che qualunque rivendicazione tesa all’allargamento delle opportunità dovrà essere il portato di un prestigio culturale che non può che discendere dal farsi carico, come cacciatori, della grande questione ambientale che grava sul Paese.
Ci attendono appuntamenti importanti, a partire molto probabilmente, dalla necessità di trasformare il Calendario Venatorio Regionale da Legge ad atto di Giunta, quindi impugnabile di fronte al TAR. Ricorsi che, in altre Regioni hanno bloccato la caccia per lunghi periodi e che, invece, vanno sterilizzati attraverso una intesa ampia e condivisa guidata da una sapiente regia politica.
La caccia in Italia potrà continuare ad essere un fatto sociale e pubblico e non scivolare nella privatizzazione solo se saremo capaci di rilanciare e rinnovare il patto con gli agricoltori, che ci permise nel 1992 di mettere di fatto fine allo scontro referendario ed approdare alla 157. Una alleanza che dovrà poggiare su elementi nuovi, rispettosi anche delle esigenze economiche dell’impresa agricola, attraverso un coinvolgimento diretto della stessa nella gestione del territorio e della fauna, con alle spalle una forte presenza pubblica di controllo e programmazione. Un nuovo patto che trasformi la fauna selvatica da problema per l’agricoltura in risorsa indiretta, attraverso la valorizzazione economica dell’impresa agricola multifunzionale che opera anche a favore della gestione faunistica. È quindi urgente risolvere il problema dei danni provocati dagli ungulati alle coltura attraverso una gestione complessiva ed unitaria del territorio.

Un concetto lungimirante messo nero su bianco nella riforma della Legge regionale sulla caccia ma che, ora, deve essere tradotto in fatti con l’approvazione dei Piani Faunistico - Venatori Provinciali. Vigileremo e soprattutto abbiamo chiesto alla Regione che faccia altrettanto affinché questi principi trovino albergo nei Piani Provinciali aprendo così una nuova fase gestionale.
Per rilanciare però il modello di gestione pubblica della caccia ci vogliono congrue disponibilità economiche. Accanto alla difesa di queste risorse che derivano dalle tasse pagate dai cacciatori, dobbiamo interrogarci su come incrementare le disponibilità finanziarie per il settore. Sarà quindi necessario agire su più fronti: riformare il modello di imposizione fiscale, facendo affluire i proventi delle tasse venatorie più direttamente sul territorio, pensare un nuovo schema di legame cacciatore - territorio favorendo la prestazione d’opera e diversificando la tassazione in base a questa e, non ultimo, far entrare nel circolo della gestione della fauna anche risorse derivanti dalla fiscalità generale. È infatti ormai improponibile sostenere gli investimenti necessari con i soli mezzi finanziari derivanti dal mondo venatorio da una parte e, dall’altra, tenuto conto dello status di bene comune della fauna, quindi patrimonio della collettività, sono maturi i tempi per destinare a questo settore anche risorse diverse, sia nazionali che derivanti da finanziamenti internazionali.
Rimane poi il nodo della governance che, seppure momentaneamente accantonata la riforma delle Province, sicuramente dovremo affrontare. Indipendentemente da tutto dovremo studiare un nuovo modello che porti i centri decisionali sempre più vicini al territorio. Questo potrebbe passare dal rilancio del ruolo e delle funzioni degli ATC. Gli Ambiti, centri di confronto democratico tra le categorie, dovranno essere arricchiti sempre più di contenuti e valorizzati nelle loro funzioni gestionali, affiancando ad esse nuove competenze.
Attraverso il rilancio degli ATC dovrà passare la nuova sfida gestionale, unico vero passacondotto per ridare credito sociale alla caccia. Infatti, quanto fallimentari e osteggiate dalla società si sono dimostrate le politiche corporativistiche dei “più tempi più specie”, tanto può essere compresa dalla collettività l’attività di gestione e tutela della fauna e del territorio che il mondo venatorio può e deve nuovamente, e con maggiore slancio, mettere in campo.
Questi sono i temi su cui dovremo dibattere nei prossimi mesi e su cui dovremo costruire un nuovo percorso che porti all’unità del mondo venatorio. Una unità che rifugga da velleità egemoniche, che si lasci alle spalle certi errori e che sia impostata su un serio ed approfondito confronto sui temi sopra riportati. Una unità che abbia come obiettivo alto la costruzione di una impalcatura culturale solida, attraverso la quale, riacquistato il necessario credito sociale, dare soluzione ai tanti problemi della caccia.
Tanto lavoro ci aspetta prima di poter nuovamente attendere l’alba con il fucile in spalla in compagnia del nostro cane sognando giornate memorabili.

Firenze, 31 gennaio 2013

Comitato Federativo Regionale Toscano
Via G.S. Mercadante 28
50144 Firenze
Tel. 055368487/368813 fax 0555270084
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Category: Arcicaccia, Toscana

Comments (7)

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  1. giannirm scrive:

    Il solito ciclostile.

  2. Giacomo scrive:

    Infatti, quanto fallimentari e osteggiate dalla società si sono dimostrate le politiche corporativistiche dei “più tempi più specie”,
    —————————————————————————————-
    E quanto fallimentari saranno per voi, meno giornate meno specie migratorie e più soldi per la stanziale. :mrgreen:

  3. bastian contrario scrive:

    ….attendere l’alba col fucile in spalla in compagnia del nostro cane…
    Avrei preferito fosse stato aggiunto al finale (almeno!) “o attendere l’alba col fucile imbracciato aspettando il primo tordo”

  4. fiore scrive:

    Osvi, stai parlando ad un cavallo morto!!

  5. fiore scrive:

    ho sbagliato Osvi, questa è farina dei miei concittadini, bravissima gente anche loro, ma anche loro stanno spronando un cavallo morto! o perlomeno moribondo

  6. claudio di anzio scrive:

    Tutto bene , ma non per quello che riguarda ZINGARETTI. Figuriamoci con la sinistra le ulteriori restrizioni che avremo….

  7. pietro dalla Sardegna scrive:

    ancora gli ATC. modello gestionale aziendale spostato per la caccia!!! la caccia è finita con la 157 e voi la elogiate……..proprio bravi questi esponenti di una associazione (venatoria?) …….

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