Umbria: Diciamo NO! ai paesi dormitorio
DICIAMO NO! AI PAESI DORMITORIO.
Il Club Cacciatori “Le Torri”, baluardo della più trasparente socialità, grida NO! allo scellerato programma della politica che attraverso la soffocante burocrazia vuole mettere i paesi dell’Umbria in condizione di non organizzare più Sagre con relativi giochi popolari.
La prospettiva dei Paesi/dormitorio – così come sembra volere governare la politica regionale dell’Umbria – e del limbo in cui si vuole affossare il volontariato, offende le persone di buona volontà ed indigna coloro che da oltre quaranta anni lavorano in simbiosi con le Sagre.
È certo ormai che anche in Umbria il territorio della “politica” non aderisce più a quello della socialità e del volontariato.
Le sagre restano espressione nuova di un’antica esigenza di socialità che si riallaccia alla consuetudine delle “feste” che provengono dalla autenticità della storia: sin dai tempi degli etruschi.
Organizzate con l’intervento volontario di tutta la collettività locale, esse hanno reso realizzabili importanti opere di miglioramento e utilità per tutti i cittadini , specialmente dove è mancato in tutto o in parte l’intervento pubblico:
campi sportivi, giardini, circoli, impianti per il gioco dei bambini e dei disabili, intere aree recuperate al degrado e all’abbandono.
Ora grava sulle sagre la minaccia di essere afflitte dal groviglio burocratico/politico di una eventuale normativa della quale in effetti non si sentiva la mancanza.
La Regione dell’Umbria, presso la quale è in corso di definizione una nuova normativa comprimente lo svolgimento delle sagre, non può ignorare il significato di civismo che tali manifestazioni esprimono, sopratutto nel momento in cui la peggiore corruzione dimostra il suo vero volto clientelare ed antistorico in aperta antitesi al volontariato più veritiero e spontaneo.
Come non può dimenticare l’effettivo apporto economico che le sagre danno alle varie attività private, prevalentemente del luogo, quali tipografie, gare di ogni genere con conseguenti premiazioni, complessi musicali, gruppi teatrali, macellerie, supermercati, tendo noleggi, attrezzature varie ed impianti elettrici, stampa e televisioni locali, forniture edilizie di ogni genere.
La stessa disciplina tributaria degli enti non commerciali e delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale stabilisce che gli scopi devono rientrare nella tutela, promozione e valorizzazione delle cose d’interesse artistico e storico a la tutela della valorizzazione della natura e dell’ambiente.
Tutti aspetti che rientrano nelle tradizioni culturali di cui le sagre si fanno interpreti.
Importante è anche il fatto che il decreto legislativo 460 del 4 dicembre 1997, obbliga, per questo tipo di manifestazioni, di reinvestire gli utili o gli avanzi di gestione esclusivamente nella realizzazione delle proprie attività istituzionali.
Resta inteso, in ogni modo, che è necessario investire energie in direzione della pacificazione, della visibilità operativa tra le sagre ed il proprio bacino di fornitori, della collaborazione con la ristorazione fissa al fine di esaltare al meglio il valore culinario delle varie specialità gastronomiche.
Daiana Sportellini – Presidente
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Comments (4)
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E’ vero che stiamo nell’era del proibizionismo antidemocratico, ma vietare addirittura le sagre, boooooh ! Salutiamo
Concordo Giacomo, sta politica è diventata un vero schifo. Anche con le sagre se la prendono adesso: e che capperi. Ma una volta per tutte perchè non si da un bel calcione nel deretano a certi politicanti del nulla? Salutiamo anche per me, ma incazzato nero.
Noi, in almeno 8/10 sagre l’anno, siamo presenti con un ns. stand ove si svolge il giuoco della ruota gastronomica con gran successo.
Gli stans di volta in volta sono supportati da manifesti e parole d’ordine che esaltano la cultura venatoria ed il reddito faunistico.
L’attenzione più evidente si manifesta tra gli intervenuti, però, quando esaltiamo la cultura onnivora, considerato che le stesse sagre riscoprono i piatti della cucina tradizionale.
“Granocchia, lumaca, paiata, oca, stinco, fagiolata, castagne e vino, bruschettone, cinghiale”, etc., che di conseguenza favoriscono rispondente riflessione.
La donazione che ci viene offerta da parte degli organizzatori, noi, la “investiano” in allevatici da ripopolamento (circa 700 capi tra starne, pernici, fagiani ai primi di febbraio; circa 22 coppie di lepri ai primi di gennaio; circa 100 leprotti di 40/50 giorni tra marzo e luglio).
Volontariato PURO che ci vede impegnati solo in questa iniziativa per oltre 2.000 ore ogni anno.
Sapete che cosa ha codificato la Regione dell’Umbria (assessore Bottini) nell’ultimo Piano Faunistico Regionale?
“I ripopolamenti di selvaggina possono essere effettuati soltanto dalle Associazioni riconosciute a livello nazionale”.
Succede questa autentica ”porcata” anche in altre Regioni?
Cordialità.
Si vuole accentrare sempre di più qualsiasi genere di potere per essere meglio controllati da qualche politico…..che schifo!!!!!!